Che palle le poesie che palle le poesie che parlano di ossa, di sangue di occhi i tuoi occhi i miei occhi i suoi occhi oh, ma li hai visti i di suoi occhi lucenti profondi introversi bellissimi profondi «Lo hai già detto profondi.» «Suca.» profondi impossibili mancanti «Vabbè ma dai... ma questo è macabro! Ma gli occhi mancanti?! eddai!» «...suca.» Poesie che parlano di stomaci e farfalle e la terra e le foglie l’autunno l’inverno i capelli le ossa ossignore, che palle con ste ossa! Ma perché non parlate di denti, di unghie e di culi? Per favore, vi prego: parliamo di culi! Voglio le poesie con le clavicole, con le cuticole con botte da orbi, con gli schianti nello sterno senza terra sotto i piedi con l’anima delli mortacci vostri! Fatemeli vedere ‘sti mortacci vostri! Parlatemi di braccia tese, di storie assurde di mancamenti no! basta con le mancanze! Parlatemi di voglia di. Voglio le voglie di, non le mancanze di! Ma lo avete capito che avete rotto il cazzo con le poesie che piacciono solo a voi? Ma non ve le rileggete le vostre poesie? Che manco voi c’avete il coraggio di chiamarle Poesie! e le chiamate “cose” “scrivo cose” perché già lo sapete che fanno cagare e manco voi c’avete il coraggio di chiamarle Poesie! Lunghissime, noiosissime, prolississime, lette dal telefonissimo dondolandissimo continuamentissimo senza mai guardare il pubblico poesie! Pensi di essere un poeta? SUCA! Pensi di saper scrivere poesie? SUCA! Pensi che io sia più bravo di te? SUUUCA!